
Un romanzo che si intreccia tra la vita vissuta e la storia della città e non solo.”I Mandarini di Ciaculli”, romanzo di Roberto Tagliavia si snoda così tra eventi privati e cronache dell’epoca. Tagliavia, esponente di una famiglia di imprenditori delle spedizioni oltremare e di viaggi di Palermo, nasce nel 1949, e vive le ribellioni del ’68, da diciannovenne, decidendo di impegnarsi in politica. Scelta che lo accompagnerà fino ad oggi e che ha pesato sulle decisioni che hanno condizionato la sua vita e quella della sua famiglia.
Ne deriva una specie di lettera indirizzata ai suoi figli, perché conoscano e comprendano le ragioni di scelte che hanno comportato prezzi molto alti da pagare. Ma erano scelte di coerenza, di coraggio, di onestà.
Abbiamo incontrato Tagliavia nella sua casa, appena tornato da una uscita in barca a vela, la sua passione. In effetti l’uomo, con la sua statura capelli bianchi occhi azzurri e maglione a collo alto e davvero un lupo di mare, anche per il physique du rôle
“Il suo romanzo è stato considerato un romanzo familiare che racconta la realtà del momento venendo accostato al
“Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa“.
“Non posso che essere orgoglioso di essere messo a paragone con un tale capolavoro ma c’è una differenza di fondo. Il “Gattopardo” racconta di qualcosa che sta finendo, alla quale bisogna arrendersi, invece “I
Mandarini di Ciaculli” è un libro che vuole trasmettere luce, speranza, la vita, che non vuole accettare l’arresa,
“Che messaggoo intende mandare con il suo romanzo?”
“Non è nelle mie intenzioni dire cosa bisogna pensare. Ho raccontato le pagine di una storia che merita di essere raccontata, ma le ho scritte per spingere a guardare avanti.”
“La nostra città vive secondo lei una sorta di marginalità? “
“Direi che Palermo non è affatto ai margini del mondo ed è ancora al centro di vicende importanti che meritano di essere tirate fuori dal dimenticatoio”.

di Giorgia Sparacio