Basta un Saturimetro per telemonitoring domiciliare in emergenza da coronavirus

Facciamo nostro l’appello dellAssociazione @itim Associazione Italiana di Telemedicina e Informatica Medica.

Oltre un mese fa, dopo il primo focolaio nella zona di Codogno, il presidente @itim, rivolgendosi ad operatori, ricercatori, professionisti ICT ed alle Autorità sanitarie nazionali, regionali e locali, ha lanciato un appello per un uso immediato di tecnologie ICT in grado di contribuire ad affrontare meglio l’emergeza epidemica che stava dilagando. Con cadenza settimanale la presidenza ha emesso dei comunicati  (vedi in allegato), insistendo su tali necessità di sistemi di telemedicina in grado  di controllare le persone in quarantena, ed in particolare anziani con patologie croniche, valutandone le consdizioni di salute con la misura di alcuni parametri vitali tra cui febbre, frequenza, pressione ed in particolare saturazione di ossigeno nel sangue. Sono state anche costituite due task force @itim, tecnologica e clinica, a disposizione delle strutture socio-sanitarie. Solo ora, e nonostante che molti esperti, clinici ed epidemiologi ripetessero sui media questa stessa esigenza, le Autorità centrali e regionali lanciano delle fast call per far ricorso a tali tecnologie digitali. Un mese perso che in questa prima emergenza poteva forse evitare la forte pressione sui PS e terapie intensive ospedaliere, con loro collasso iniziale. Ma oggi, in questa seconda fase, e poi anche dopo l’emergenza, sarà sempre più necessario ricorrere al telemonitoraggio preventivo e di follow-up per una efficace teleassistenza sanitaria. Per attuare ciò, oltre ad app e piattaforme web, è necessario dotare i soggetti, ed in particolare i più fragili, di sensori biomedicale di facile uso. Per ora basterebbe dotare le persone in isolamento e gli assistiti a rischio di Saturimetri i cui dati vanno acquisiti su piattaforme di telemedicina ed integrati con altri dati medici ed anche con quelli del fascicolo sanitario elettronico o del patient summary. Software ed app ne esistono tanti, specie di social media e per colloqui di inclusione, ma risultano insufficienti per l’emergenza da coronavirus se non accompagnati da un device come il Saturimetro. Quindi si deve stare a casa, ma chi è a rischio deve essere seguito e monitorato dal punto di vista medico e socio-sanitario. Basta un Saturimetro/pulsossimetro per ogni paziente. Per questo la quota 2020 di associazione ad @itim sarà utilizzata per l’acquisto di saturimetri digitali da consegnare ai soggetti più a rischio. Sotto la scheda di iscrizione con le modalità di registrazione/sottoscrizione.

La situazione con tante persone contagiate in Italia ed in particolare in Lombardia e Veneto (primo paese occidentale con molti casi e 2 morti) richiede interventi urgenti più che mai.

@itim (Associazione Italiana di Telemedicina e Informatica Medica), oltre studiare e analizzare il ruolo delle tecnologie ICT a supporto degli aspetti biologici, clinici ed epidemiologici del Coronavirus, deve, soprattutto ora data la gravità sanitaria e socio-economica del problema, avere come obiettivo a breve termine quello di fornire suggerimenti, soluzioni concrete e servizi di telemedicina utili all’emergenza (ove sono coinvolti migliaia di cittadini ed i più fragili sono gli anziani che in Italia costituiscono il 22-25% dell’intera popolazione).
Vista l’evoluzione drammatica che sta avendo l’epidemia in Italia e in particolare al nord, epidemiologi, clinici, medici di base, tecnologi ed operatori vari ed Autorità sanitarie centrali e regionali sono impegnati nel limitare ed isolare le fonti infettive. Vengono emessi decreti ed ordinanze per mettere in “quarantena” abitanti di interi paesi e territori dove si verificano i primi casi di infezione.
L’evento è diverso dal disastro ambientale della diossina, che oltre 40 anni fa colpiva, in Brianza a nord di Milano, 4 cittadine dell’area di Seveso (con più di 100000 abitanti); ma anche in quell’emergenza furono circoscritte delle zone ed evacuate le persone più vicine al luogo dell’impianto fonte dell’inquinamento. E furono approntati per l’immediato e per molti anni successivi dei piani di sorveglianza sanitaria (utilizzando le tecnologie informatiche di allora) ed interventi epidemiologici specifici ed inediti per monitorare diverse malattie e loro evoluzioni (con registri di patologie come tumori e di mortalità).
Oggi, con il forte sviluppo capillare delle reti di telecomunicazione e dei sistemi informatici intelligenti, sensori, biodevice digitali (IoT-Internet of Things), il ruolo della telemedicina e della bioinformatica può e deve essere diverso e più reale, ovvero, coinvolgendo operatori, ricercatori ed aziende ICT, quello di preparare e fornire soluzioni tecnologiche concrete in termini di sistemi e dispositivi capaci ad es. di telemonitorare a domicilio, con kit evoluti e apps dedicate, il crescente numero di persone che saranno costrette o autoindotte a stare a casa. In Toscana ad es. vengono controllate per telefono e/o anche con visite presso ambulatori ASL persone, come molti cinesi, che si sono messi in auto quarantena domiciliare, a cui si potrebbero dare dei kit di tele monitoraggi domiciliare.
Si può ridurre così il lavoro degli operatori sanitari (che verranno impegnati a curare i casi più gravi) ed evitare anche rischi di contagio. In questi casi, oltre a ridurre al minimo i contatti tra infettati e popolazione, si può, in modo particolare e in via preventiva, evitare che medici, infermieri ed altri operatori (in numero limitato rispetto alle migliaia di cittadini da assistere) vengano contagiati come successo in Cina e in Lombardia (qui 5 operatori infettati sui primi 16).
Si può pensare di realizzare un servizio diffuso di telemonitoraggio sanitario domiciliare che in questa emergenza può coinvolgere i tanti cittadini in “quarantena” (contagiati e non, ma sempre a rischio in quanto vicini a possibile focolaio). Grazie ai Kit biomedicali con multifunzionalità si possono rilevare e raccogliere parametri medici e biologici (febbre, esami sangue, ECG, test.

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