
itinerari che si trovano nello specchio d’acqua antistante Isola delle Femmine e che sono da oggi accessibili ai subacquei in possesso di brevetto di primo e secondo livello.
I due itinerari sommersi – il 26° e 27° della rete dei percorsi subacquei istituiti dalla Soprintendenza del Mare – si trovano a pochi chilometri da Palermo e sono stati definiti nel 2021 all’interno del progetto Progetto “WAS – Waterscape Archaeology in Sicily”, realizzato in collaborazione con il “LAS – Laboratorio di Archeologia Subacquea Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova”, la “Federazione ITA F07 CMAS Diving Center Italia” e il “Diving Center Saracen” di Isola delle Femmine.

I due itinerari, a tema archeologico, si inseriscono nel paesaggio sottomarino della Riserva di Capo Gallo-Isola delle Femmine, in un contesto naturalistico di rara bellezza, protetto dalle norme che tutelano le riserve. I due siti, raggiungibili con pochi minuti di navigazione dal porticciolo di Isola delle Femmine, si trovano: uno a est dell’Isolotto, a circa 800 metri di distanza dalla costa; l’altro, a ovest, a circa 500 metri dalla costa.


Il primo dei due itinerari si trova a 26 metri di profondità ed è riservato a subacquei in possesso di brevetto di secondo grado; il secondo, invece, è accessibile a subacquei in possesso di brevetto di primo grado in quanto i reperti si trovano ad una profondità massima di 18 metri.

L’itinerario a est dell’Isolotto si raggiunge in appena 5 minuti di navigazione; si tratta di un’immersione di difficoltà medio/facile che si snoda su un declivio fino ai 26 metri di profondità. Su un pianoro di sabbia costellato da una rigogliosissima prateria di posidonia oceanica, si incontra un ceppo d’ancora in piombo di epoca romana (I secolo d.C.) adagiato all’interno di una conca sabbiosa. A poca distanza, troviamo una pentola in ceramica con due manici, risalente al XVIII-XIX secolo, adagiata tra due grossi massi nella posidonia. Proseguendo si incontra, incastrato tra due rocce, un “ingegno”, strumento in ferro utilizzato anticamente per la pesca del corallo. Il reperto è databile all’epoca tardoantica/bizantina. Sotto una parete ricca di flora marina si incontra una grossa ancora a T a due marre, risalente al IV-VI secolo d.C. Completa la visita un’anfora della tipologia Dressel 1 di epoca romana (I secolo d.C.). L’immersione si conclude risalendo lungo una parete che porta alla quota dei 5 metri, ideale per effettuare la sosta di sicurezza e dove spesso si incontrano grossi banchi di salpe e saraghi e talvolta, sul colmo della parete, banchi di barracuda mediterraneo.
Il secondo itinerario si trova sul lato ovest dell’isolotto ed è raggiungibile scendendo sul punto di immersione fino a 18 metri di profondità, dove si incontra subito un cannone del tipo “smeriglio” di epoca rinascimentale. Proseguendo si può ammirare, appoggiata a un grosso masso, un’ancora a quattro marre di epoca rinascimentale e poco vicino una contromarra in piombo a tre fori di epoca romana (I-II secolo d.C.). Continuando lungo il percorso, si può ammirare un’ancora a due marre del VI-VIII secolo d.C. e due lingotti in piombo di epoca romana. Anche in questa zona è stato rinvenuto, ed è possibile vederlo, un ingegno di epoca tardoantica/bizantina, strumento in ferro utilizzato per la pesca del corallo. Di grosse dimensioni, circa due metri e mezzo di lunghezza, si trova concrezionato su un masso a 17 metri di profondità.

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