
Mercoledì 5 febbraio alle 18 nei locali della libreria Tantestorie di via Ludovico Ariosto 27 a/b il professore Pietro Busetta (nella foto sotto) presenterà il suo ultimo libro dal titolo “La rana bollita. Perché il Sud non si ribella”. Edito da Rubbettino, il libro ha la prefazione di Luca Bianchi e la postfazione di Giuseppe Savagnone. A dialogare con Busetta sarà Giuseppe Castronovo insieme ad Anna Maria Tonnicchi. Si tratta di un evento particolarmente interessante perché Busetta, professore ordinario di statistica economica presso la facoltà di economia dell’Università degli Studi di Palermo, già direttore del CIRMET e dell’Istituto di Statistica per la ricerca applicata della stessa università, già presidente della Fondazione Curella, fornisce un quadro chiaro e coerente del processo di depauperamento subito dalla Sicilia e dal Meridione in generale.

La teoria della rana bollita elaborata da Noam Chomsky, docente di linguistica al Mit, filosofo e attivista politico, descrive nello stile favolistico di Esopo la trappola in cui è fatto cadere l’individuo e la società intera senza che nessuno se ne renda conto. Così Chomsky nel libro “Media e Potere” del 2014:
Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda, nel quale nuota tranquillamente una rana.
Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale.
Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa.
L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla.
Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50°, avrebbe dato un forte colpo di zampa e sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.
La metafora è utilizzata efficacemente da Busetta per condurre il lettore/cittadino verso la consapevolezza della propria condizione, e soprattutto degli agenti che l’hanno causato mettendo in pratica una maligna agenda poltico-economica. Situazione tuttora in atto.
Ricordiamo che in inglese la parola “agenda” in senso figurato riveste un’accezione negativa con il significato di secondi fini (underlying goal).