Pubblichiamo le riflessioni del presidente dell’Ufficio nazionale del Garante per la Persona disabile Salvatore Di Giglia (nella foto il secondo da destra) a conclusione del convegno sulla disabilità che si è svolto il 17 gennaio a Palazzo dei Normanni.

“Dopo avere seguito tutti noi con molta attenzione i lavori del convegno i responsabili delle associazioni sono chiamate ad “Affrontare la realtà”. Esattamente quello che facciamo ogni giorno e continueremo, volenti o nolenti, a fare per ancora molto tempo. I convegni come quello di ieri ci servono per “volare mentalmente” per avere le “visioni” di tempi migliori. Non è un caso che nella mia mente si distinguono due livelli di interventi nel nostro campo. Uno che definirei di “macrostrategia” e l’altro “microstrategico”. Il primo è messo in atto dai “grandi attori” e maestri della materia in ambito nazionale ( Nocera, Griffo, Falabella, Rasconi, Borgato, Giacobini e tanti altri) e locale (Salvatore Crispi vi rientra “in primis” di diritto). Molti di noi ci occupiamo della materia per affrontare i temi quotidiani, avendo ( e questo è certo) grande attenzione ai lavori fatti dai primi. Ho apprezzato molto nel corso del convegno il riferimento fatto dal presidente del “Forum Terzo settore”, alle “Visioni” dei padri costituenti della nostra Carta Costituzionale. Essi erano, infatti, certi che non avrebbero mai potuto constatare la bontà del loro lavoro e delle loro scelte e l’hanno, quindi, solo potuto “visionare in prospettiva”. Il convegno di ieri, anche per noi presenti, è stato un momento di “visione prospettica” della realtà siciliana nella materia della disabilità e dell’applicazione, in particolare dell’art.14 della legge 328/2000. Aggiungo, tuttavia e con dispiacere, che la classe politica siciliana e la Pubblica Amministrazione isolana, quali attori principali che dovrebbero tradurre in realtà queste nostre “visioni”, difficilmente si adopereranno perché esse si concretizzino.
I motivi li ho già declinati diverse volte: Indifferenza verso la materia; Scarse competenze; non consapevolezza delle responsabilità; altre.
Facendo un cenno a quest’ultima componente, concludo, con l’auspicio che i Comuni, in quanto titolari della gestione del rapporto P.A. -Utente, assumano al più presto la consapevolezza legata alle connesse responsabilità, e provvedano prontamente ad adempiere all’obbligo dettato dalla legge 163/1995 di istituire apposite “carte dei servizi”, anche nel campo dell’art.14 della legge 328/2000, ove vengono fissati i principi fondamentali che sono alla base dell’erogazione di tale pubblico servizio:
- il principio dell’uguaglianza, per cui tutti gli utenti hanno gli stessi diritti;
- quello della garanzia della parità di trattamento, sia fra le diverse aree geografiche, sia fra le diverse categorie o fasce di utenti;
- che essi (servizi) vengano erogati in maniera continua e regolare, e ove sia consentito dalla legislazione, gli utenti hanno diritto di scegliere l’ente erogatore;
- gli utenti devono essere trattati con obiettività, giustizia ed imparzialità;
- il diritto alla partecipazione del cittadino deve essere sempre garantito, come deve essere garantita l’efficienza e l’efficacia dell’ente erogatore.
Questa Carta dei Servizi, infatti, non essendo una semplice guida ma soprattutto un documento che stabilisce un “patto”, un “accordo” fra soggetto erogatore del servizio pubblico e utente, farebbe acquisire al personale preposto alla gestione di questo processo operativo (valutazione delle istanze ex art.14), la consapevolezza che il mantenimento dell’attuale standard quantitativo e qualitativo, potrebbe in concreto condurli a rispondere sul piano delle responsabilità amministrative”.

