Aikidō. Sabato e domenica uno stage al San Paolo Palace

Un evento importante, sabato 28 e domenica 29 ottobre al San Paolo Palace per chi pratica l’aikidō, ma anche un’occasione per scoprirla. Si tratta dello stage tenuto da maestri provenienti da tutta Italia tra cui il presidente della commissione tecnica nazionale della Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali ( fijlkam), Marco Rubatto, che abbiamo intervistato.

Maestro Rubatto, in che cosa si distingue l’aikidō dalle altre arti marziali orientali?

“La differenza la troviamo all’origine della nascita dell’aikidō quando il giapponese Morihei Ueshiba negli anni Venti del secolo scorso sviluppò questa nuova disciplina ispirandosi ai principi religiosi. Infatti la parola aikidō significa letteralmente “ciò che conduce” nel senso di “disciplina” vista come “percorso”, “via”, “cammino”, in senso non solo fisico ma anche spirituale, verso l’armonia.”

Come si manifesta questa differenza?

“Direi soprattutto nel fatto che non è una disciplina competitiva, a somma zero. È un’arte “win win”, ossia dove entrambi i soggetti vincono, perché i soggetti capiscono qualcosa grazie al proprio opponente. Quando veniamo attaccati con veemenza si scatena la nostra reazione. L’aikidō ci insegna, attraverso un percorso di consapevolezza, a tenere a bada “la scimmia urlatrice” che è in noi, facendoci capire e controllare come reagiamo quando siamo sotto stress.”

(nella foto da sinistra il maestro di aikidō Pietro Leto e Marco Rubatto)

Questi principi si applicano anche al di fuori dell’aikidō?

“Certo. Si tratta di principi che spesso conosciamo. Per esempio quando c’è una forma di aggressione, l’aggressore sta chiedendo inconsapevolmente aiuto, è in un incubo. L’aggredito può reagire in due modi. Entra anche lui nell’incubo, o aiuta l’aggressore a uscirne.”

Qual è l’età giusta per incominciare a praticare l’aikidō?

“Quando inizia l’età scolare, in cui il bambino capisce il valore delle cose che fa.”

Si può iniziare anche dopo? Ci sono controindicazioni?

“Si può iniziare davvero a qualunque età. Ovviamente le reazioni saranno diverse. Nei giovani c’è la risposta fisica, muscolare. Con la maturità il senso della disciplina prende un aspetto più introspettivo. Per quanto riguarda le controindicazioni direi che la controindicazione è il non praticarlo, (ride).”

In effetti si coglie un’atmosfera gioiosa quasi di divertimento oseremmo dire. Notiamo che uomini e donne vanno giù con le proiezioni (le mosse con cui si fa cadere l’avversario) sorridendo. Lo chiediamo al maestro Rubatto.

“Si, le persone sorridono perché sono divertite dal fatto di uscire dalla comfort zone. Di concedersi di fare qualcosa di diverso, di non banale. Ricordiamo che l’aikidō permette di praticarlo senza limiti di età, sesso o peso. Non ci sono divisioni per categorie. L’altro rappresenta 8n fondo una “fonte di carburante”.

L’aikidō quindi come terapia. È possibile praticarlo anche per persone con disabilità?

Direi che per molte forme di disabilità è addirittura indicato. Persone non vedenti lo praticano così come persone autistiche e con sindrome di Down. Aiuta moltissimo il contatto cinestetico. E poi non richiede nemmeno particolare impegno perché sono sufficienti due incontri di un’ora e mezzo ciascuna alla settimana.”

Lascia un commento